Lettera de Leventicinqueundici e Pontes al ministro italiano per la cooperazione

Al ministro per la cooperazione internazionale e per l’integrazione, Andrea Riccardi

Gentile Ministro,

le scriviamo questa lettera in occasione della sua prossima visita a Tunisi e del suo incontro con il governo tunisino. Come lei certamente sa, dal mese di marzo 2011 le mamme e le famiglie dei migranti tunisini dispersi chiedono con insistenza di poter conoscere qualcosa sulla sorte dei loro figli, partiti verso l’Italia e l’Europa subito dopo la rivoluzione tunisina nell’unico modo previsto per loro dalle politiche di controllo e di governo delle migrazione dell’Unione europea. Dopo essersi rivolte per mesi alle istituzioni del loro paese, quelle mamme e famiglie indirizzano ora un appello anche alle istituzioni italiane affinché ci sia una collaborazione nella ricerca dei loro figli di cui, nel caso siano arrivati in Italia e siano stati messi all’interno di un sistema detentivo previsto da tali politiche, l’Italia deve avere le impronte digitali.

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Di Cie in Cie. Una delegazione si aggira per l’Italia

Una delegazione si aggira per l’Italia. Viene dalla Tunisia e a differenza di uno spettro ben più famoso, quello che si aggirava tempo fa per l’Europa,  è lei a cercare fantasmi. Sono due mamme e quattro papà che cercano i loro figli diventati fantasmi da mesi nel loro viaggio verso l’Europa.

680 è il numero che viene dato da questa delegazione: 680 ragazzi che dopo aver preso una barca nei mesi subito successivi alla rivoluzione tunisina non si sa che fine abbiano fatto. Sono morti? Vivi? Catturati in un sistema detentivo dalle politiche europee di controllo e governo delle migrazioni?

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La testimonianza di Saif // “Da una sponda all’altra: vite che contano”

Saif, fratello di un ragazzo tunisino disperso, parla delle migrazioni e chiede al governo italiano di aprire le frontiere.

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La testimonianza di Sameh // “Da una sponda all’altra: vite che contano”

Sameh, madre di un ragazzo tunisino disperso, racconta la decisione di partire del figlio e le azioni intraprese per ritrovarlo.

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Video sul presidio del 14/01/2012 a Milano

Per chi volesse firmare l’appello, è sufficiente inviare una mail all’indirizzo venticinquenovembre@gmail.com con il proprio nome e cognome.

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Video per sostenere l’appello dei famigliari dei migranti tunisini dispersi

Video per sostenere i famigliari dei migranti tunisini dispersi realizzato nel contesto della campagna Da una sponda all’altra: vite che contano

Per chi volesse firmare l’appello, è sufficiente inviare una mail all’indirizzo venticinquenovembre@gmail.com con il proprio nome e cognome.

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Da una sponda all’altra: vite che contano – Lettera ai ministri degli interni e degli esteri italiani e tunisini / رسالة للوزراء / Lettre aux ministres

Al ministro degli affari esteri tunisino, Rafik Abdessalem                                                          Al ministro dell’interno tunisino, Ali Larayedh                                                                             Al ministro degli affari esteri italiano, Giulio Terzi                                                                       Alla ministra dell’interno italiana, Anna Maria Cancellieri

Gentili ministri,

siamo alcune donne italiane e tunisine che in Italia e in Tunisia hanno appoggiato il testo di un appello dei familiari dei migranti tunisini dispersi. Giovani, che sono partiti subito dopo la rivoluzione tunisina affermando così la libertà da poco conquistata come libertà di movimento. Di loro non si sa nulla, nemmeno esattamente quanti siano. 250? 500? Qualcuno dice di più.

“Immagini, tu?” chiedeva l’appello firmato ormai da molte persone che sono riuscite a immaginare ciò che i familiari di quei giovani migranti stanno vivendo da mesi: non sanno, se i loro figli siano arrivati in Italia o se siano morti, se siano approdati in qualche altro paese del Mediterraneo, Malta o la Libia, se siano stati catturati in uno dei tanti sistemi detentivi previsti dalle politiche europee di controllo delle migrazioni e non possano, così, dare notizia del loro arrivo. Non sanno e con la radicalità del loro dolore che pretende invece di sapere, hanno chiesto e richiesto infinite volte, con manifestazioni, sit-in, domande di incontri e colloqui con ministri tunisini, sottosegretari, consoli, funzionari delle ambasciate, e infine con questo appello, che il loro dolore non venga ignorato e che qualcuno gli risponda. “Immagini, tu?” continua a chiedere il testo del loro appello, “tuo fratello o tuo figlio parte e non dà più notizie di sé dopo la sua partenza. Non è arrivato? Non lo sai (…) potrebbe essere in una cella di isolamento, potrebbe essere stato arrestato come passeur, potrebbe essersi rivoltato nel centro di detenzione, potrebbe…. Potrebbe essere in Italia, ma forse a Malta, forse in Libia. Immagini, tu? Per alcune e alcuni di noi non si tratta di immaginare perché è quello che ci è successo. Sono partiti dalla Tunisia con le barche e in molti non hanno più dato notizia di sé. Sono morti? Sono in carcere? Sono…?”.

Chi è riuscito a immaginare ha sostenuto l’appello con una firma (http://www.storiemigranti.org/spip.php?article995) e partecipando alle iniziative per la sua diffusione. A voi chiediamo un gesto altrettanto semplice: rispondere alla domanda che i familiari rivolgono da troppo tempo alle istituzioni del loro paese a alle istituzioni italiane, nell’unico modo attraverso cui la risposta potrebbe essere esaustiva. In Tunisia e in Italia, nel caso in cui in Italia quei giovani siano arrivati e siano all’interno di un sistema detentivo, ci sono le loro impronte digitali: basterebbe uno scambio di dati tra i database dei due paesi, un incrocio su richiesta dei genitori. Questo permetterebbe di ritrasformare le loro impronte in vite, o, eventualmente, in morti, di cui fare il lutto e da aggiungere all’infinito elenco delle morti di migranti nel Mediterraneo che, volute dalle politiche di controllo delle migrazioni, hanno trasformato quel mare in un cimitero marino. Basterebbe questo semplice gesto per rispettare il dolore dei familiari tunisini, dovendo riconoscere, così, almeno indirettamente e in parte, le vite di quei giovani e il loro desiderio di libertà. Vi chiediamo, quindi, di procedere all’incrocio dei dati in presenza di una delegazione dei promotori dell’appello.

Le Venticinqueundici, Associazione Pontes dei tunisini in Italia

Il testo della lettera è anche disponibile in arabo  (رسالة للوزراء ) e francese (Lettre aux ministres)

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Aggiornamenti dalla Tunisia

Faten, sorella di un ragazzo tunisino disperso, descrive le azioni portate avanti dalle famiglie.

Il video è stato proiettato all’iniziativa in Cox18 del 26 Gennaio e qui trovate l’intervento delle 2511.

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Presidio davanti alla Prefettura di Milano – Sabato 14 gennaio, ore 10.00

“Immagini, tu?” chiede il testo di un appello delle famiglie dei migranti tunisini partiti subito dopo la rivoluzione verso l’Europa e che non hanno dato notizia del loro arrivo, “tuo fratello o tuo figlio parte e non dà più notizie di sé dopo la sua partenza. Non è arrivato? Non lo sai (…) potrebbe essere in una cella di isolamento, potrebbe essere stato arrestato come passeur, potrebbe essersi rivoltato nel centro di detenzione, potrebbe…. Potrebbe essere in Italia, ma forse a Malta, forse in Libia”.

Noi siamo un gruppo di donne italiane e tunisine che sabato 14 gennaio, anniversario della rivoluzione tunisina, ha deciso di organizzare un presidio davanti alla Prefettura di Milano (corso Monforte angolo via Donietti, ore 10) per sostenere l’appello dei familiari tunisini e ribadire che la parola libertà senza libertà di movimento è una parola vuota. In quell’occasione consegneremo al Prefetto di Milano e al Console tunisino una lettera indirizzata ai Ministri degli esteri e degli interni italiani e tunisini in cui si chiede di rispondere alla domanda che i familiari di quei giovani dispersi rivolgono da troppo tempo alle istituzioni del loro paese e alle istituzioni italiane: uno scambio delle impronte digitali conservate nei database dei due paesi. Un incrocio dei dati, su richiesta dei genitori, per ritrasformare le impronte di quei giovani in vite, o, eventualmente, in morti, di cui fare il lutto e da aggiungere all’infinito elenco delle morti di migranti nel Mediterraneo che, volute dalle politiche di controllo delle migrazioni, hanno trasformato quel mare in un cimitero marino. Basterebbe questo semplice gesto, infatti, per rispettare il dolore dei familiari tunisini, dovendo riconoscere, almeno indirettamente e in parte, le vite di quei giovani e il loro desiderio di libertà.            

A tutte/i, e a tutte/i coloro che hanno sostenuto la campagna “Da una sponda all’altra: vite che contano” in appoggio all’appello dei familiari, chiediamo di partecipare all’iniziativa.

Le 2511 e l’Associazione Pontes

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Programma iniziativa pubblica – Martedì 10 gennaio

Martedì 10 gennaio 2012, alle ore 20.30, Teatro della  Cooperativa di Milano

Collegamento con Tunisi per aggiornamenti sulla campagna Da una sponda all’altra: vite che contano e interventi di donne italiane e tunisine.

La campagna supporta l’appello dei familiari dei migranti tunisini dispersi. L’appello chiede che le impronte, che servono per schedare le persone e ostacolarne la libertà di movimento, vengano utilizzate in questo caso per sapere se e dove siano arrivati i loro figli partiti dalla Tunisia verso l’Italia nei primi mesi del 2011.

Proiezione del documentario I nostri anni migliori di Matteo Calore e Stefano Collizzolli di ZaLab.

Cosa resta di una rivoluzione nelle vite delle persone che l’hanno attraversata? Nel racconto di cinque ragazzi tunisini, incontrati a Manduria, Mineo e Palazzo San Gervasio, un’intera vita soffocata sotto il regime di Ben Ali, la rivoluzione inaspettata e dirompente che l’ha messo in fuga. Poi la possibilità di partire, per alcuni a lungo sognata e per altri solo improvvisata. Gli anni migliori sono i loro: quelli di una generazione di giovani cui per troppo tempo è stata negata la libertà, e che hanno deciso di provare a prendersela fino in fondo.

Organizzano: Associazione Pontes dei Tunisini in Italia, gruppo femminista Le Venticinqueundici, Teatro della Cooperativa, gruppo Tunisia Libera di Tunisi e gruppo Tunisini di Parma, ZaLab.

Teatro della Cooperativa:  via Privata Hermada, 8- MM gialla Maciachini, poi tram 4 e fermata Niguarda Centro

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