Politiques migratoires: “dégage”

Il sito tunisino Naawat ha appena pubblicato in francese l’appello de Leventicinqueundici e delle madri e famiglie dei dispersi.

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Due iniziative a Roma in collegamento con la lotta per i dispersi

Incontro nazionale separato                                                                                         Sabato e domenica 2-3 giugno, Spazio Sociale Occupato EX51, Via Bacciarini 12, Roma

Nel contesto dell’incontro nazionale separato contro la violenza maschile sulle donne “Il personale è politico, il sociale è privato”, il Collettivo Leventicinqueundici interverra’ per riflettere sull’esperienza della lotta insieme alle donne tunisine per i migranti dispersi.

Primavera Romana

Domenica 3 giugno 2012, ore 16.15 – 16.45, Via del Teatro Valle 21, Roma

Nell’ambito dell’Agorà Transeuropa al Teatro Valle Occupato, fra le varie iniziative programmate, è stata organizzata una performance, Oueladdna finn (dove sono i nostri figli)?, che racconta la vicenda dei 236 ragazzi tunisini dispersi nel marzo 2011 nel Canale di Sicilia, attraverso le testimonianze dei loro familiari. Un progetto di Stalker in collaborazione con Amisnet e la partecipazione del Comitato dei familiari dei dispersi

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Dégage alle politiche migratorie

Questo comunicato è un aggiornamento sulla campagna “da una sponda all’altra: vite che contano” e contiene anche alcune proposte emerse durante l’incontro con alcune delle madri in Tunisia, in occasione di un nostro recente viaggio.

Vorremmo diffondere al massimo questo comunicato e chiediamo a tutte/i coloro che sinora hanno supportato la campagna o fossero interessate/i di mandarci la loro adesione e contribuire alla diffusione.

Per adesioni:                              venticinquenovembre@gmail.com

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Partiamo da alcuni fatti. Tra i migranti partiti dalla Tunisia verso l’Europa nel corso dei mesi di marzo, aprile, maggio 2011 alcuni non danno notizia di sé alle famiglie. Queste ultime riconoscono o credono riconoscere alcuni di loro nelle immagini di Tg italiani, ritengono dunque che siano arrivati. Si organizzano, cominciano a fare una lista con i nomi dei loro figli e delle imbarcazioni con cui sono partiti insieme da alcune spiagge della Tunisia. Nel mese di ottobre 2011 viene scritto un appello alle istituzioni italiane e tunisine per chiedere che si proceda a un raffronto delle impronte digitali, l’appello viene sostenuto in Italia dal nostro collettivo, le 2511, e da alcune donne tunisine e le loro associazioni. Viene lanciata la campagna “Da una sponda all’altra: vite che contano” nel corso della quale abbiamo fatto numerose iniziative in Italia e in Tunisia. In Tunisia, nel frattempo, non passa settimana senza che le madri e le famiglie organizzino un sit-in, una manifestazione, una protesta davanti alla sede di varie istituzioni e vengano a volte incontrate da ministri e funzionari, a volte allontanate dai luoghi in cui protestano. Alla fine di gennaio, in Italia arriva una delegazione delle famiglie; con la delegazione, come collettivo delle 2511 chiediamo incontri alle istituzioni italiane che nel mese di marzo ci fanno sapere che le impronte digitali sono alla fine state inviate dalla Tunisia e che il raffronto è cominciato, nel mese di aprile ci viene comunicato che il lavoro è quasi terminato. Continua a leggere

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Fuochi

Difficile scrivere qualcosa di sensato quando una madre si dà fuoco e altre due tentano il suicido. E’ accaduto a Tunisi in questi giorni. Dopo il gesto di Jannet Rhimi, da giovedì ricoverata all’ospedale per le ustioni riportate, altre due madri hanno agito sul proprio corpo l’esasperazione di più di un anno di attesa. Certo, c’è il dolore per i propri figli scomparsi, ma di fronte a gesti così estremi dovremmo chiederci tutte e tutti che cosa stia avvenendo e come sia possibile fare insieme qualcosa affinché non siano i corpi di queste madri a bruciare per poter ancora parlare.

Anche noi, che insieme alle madri e alle famiglie dei migranti tunisini dispersi abbiamo dato luogo alla campagna “Da una sponda all’altra: vite che contano”, nell’ultimo periodo siamo rimaste silenziose. Che dire, infatti, dopo le infinite iniziative (sit-in, presidi davanti alle ambasciate, alle prefetture, lettere ai ministri) quando nulla riesce a scalfire il silenzio, il tergiversare, la non chiarezza con cui le istituzioni italiane e tunisine hanno deciso di trattare tutta questa vicenda? Si scrive un comunicato, di solito, per comunicare qualcosa, per denunciare, per chiamare a un’azione. Continua a leggere

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Tunisi: una madre si è data fuoco

E’ di oggi una notizia terribile: la madre di uno dei dispersi, vedendo fallire anche il tentativo di ritrovarlo in Italia attraverso il confronto delle impronte, si è data fuoco. Il padre, nel tentativo di fermarla è rimasto ustionato.

Articoli su  Il Manifesto e la Repubblica.

Per maggiori info visita la pagina della campagna Da una sponda all’altra: vite che contano

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Presidio a Roma: articoli e interviste

Un articolo del Corriere sul presidio a Roma, interviste a Radio Radicale e Amisnet delle donne della campagna ‘Da una sponda all’altra: vite che contano’ e dei parenti dei dispersi.

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Presidio a Roma: porte chiuse, porte aperte, sempre un silenzio assordante

La delegazione delle famiglie dei ragazzi tunisini scomparsi, i collettivi di donne della campagna ‘Da una sponda all’altra: vite che contano’ e tanti altri gruppi romani, si sono ritrovati venerdì 30 marzo davanti all’ambasciata tunisina a Roma. Tutte e tutti insieme, ancora una volta, abbiamo chiesto notizie sulla sorte dei dispersi; abbiamo denunciato la violenza delle politiche di governo delle migrazioni; abbiamo rivendicato che le vite, tutte, devono contare e che nessuno può scomparire nell’indifferenza generale. Ma di fronte alle nostre voci e ai nostri striscioni le porte dell’ambasciata si sono chiuse.

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Presidio a Tunisi: il racconto di Patrizia e Hamadi, i video, le foto

Ciao,

Nonostante ieri non avessimo alcuna autorizzazione (l’aveva richiesta il presidente del Forum Tunisien pour les Droits economiques et sociaux, avvertendoci che per qualunque cosa ci sarebbe andato di mezzo lui, visto che era stata negata), circa un centinaio fra madri, padri e un gruppo di italiani residenti in Tunisia e qualche tedesco di Boat4four People ha partecipato al sit in dove abbiamo portato gli striscioni della campagna in italiano ed in arabo. Continua a leggere

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Raccontando il 30 marzo, un anno dopo

Tre articoli raccontano questo 30 marzo: la canzone scritta da una delle mamme dei dispersi, i presidi organizzati a Tunisi, Roma e Napoli, e la ricerca che continua -fra impronte e cellulari.

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Sit-in anche a Napoli

Sit-in davanti al consolato tunisino, centro direzionale

Napoli, Venerdì 30 marzo 2012, ore 12

Ispirate/i dai sit-in che si terranno a Roma e a Tunisi, abbiamo pensato di poter mandare un messaggio anche da Napoli.

Sosteniamo la causa della delegazione dei genitori tunisine/i, contro le politiche migratorie, per sollecitare i governi a dare una risposta concreta.

Collettivo International Tahrir

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