Io e Hamadi siamo arrivati oggi 10 febbraio davanti al Ministero degli Esteri a Tunisi: alcune mamme , sfinite e infreddolite, se ne stavano andando.
All’entrata del ministero incontriamo Faten, Fatima (una mamma di Bizerte che cerca il figlio dal 2010), Samir e altre mamme e fratelli dei ragazzi scomparsi. Sono in attesa di notizie da parte di Munira che è stata l’unica ammessa al colloquio con Abduli, il sottosegretario del ministero degli esteri delegato ai rapporti con i paesi della UE.
Sotto una fitta pioggia mista a nevischio, Faten mi racconta delle ultime vicissitudini dei famigliari che anche in questi ultimi dieci giorni hanno continuato a manifestare davanti al Ministero degli Esteri perchè si ottenga il confronto delle impronte digitali con il ministero degli Interni in Italia. Scalda il cuore (oppure lo spezza?) vedere con quanta ostinazione queste mamme e questi famigliari continuino a battersi, senza cedere alla fatica o allo sconforto.
Faten, prima di correre alla sede del quotidiano in lingua francese “Le Temps” che nel numero di domani uscirà con un articolo sulla questione, mi ha confidato di essere profondamente delusa dal governo che non sta facendo nulla per ottenere la verità. Mi dice anche che nel pomeriggio incontrerà Rached Gannouchi, il leader carismatico di Ennahdha.
Poi ho parlato con Samir che mi ha raccontato di aver visto in aprile (cioè dopo un mese dalla partenza del figlio) alla TV italiana un servizio del telegiornale: un bus che portava i migranti tunisini da Lampedusa molto probabilmente alle navi “galera” attraccate al porto di Palermo e da uno dei finestrini lui afferma di aver visto suo figlio che si sbracciava e gridava… Impossibile per me trattenere il pianto e anche per lo stesso Samir che, contro ogni luogo comune che vorrebbe tutti i maschi tunisini ad occhi asciutti, è costretto a prendere il fazzoletto dalla tasca del suo giaccone.
Fatima invece si sveglia ogni notte perchè nei sogni il figlio le scuote il braccio e le chiede:” Aiutami, mamma, sono in un guaio!”
So che abbiamo già letto queste storie, ma è impossibile non parlarne ancora e ancora e ancora…
E ancora una volta una mamma, Munira, esce dal ministero con lo sguardo pieno di disillusione e di amarezza. Sapete cosa le ha detto Abduli? Che senza l’avvallo del ministero della Giustizia loro non possono procedere. Siamo tutti e tutte arrabbiatissimi e la prima proposta che ci viene in mente è di piantare anche noi una tenda alla Kasbah (la sede del Primo Ministro, ma anche del Ministero della Giustizia) e di iniziare uno sciopero della fame a staffetta. Ci sentiremo lunedì prossimo per studiare le nuove iniziative.
Ciao
Pat
Qui l’intervista a Patrizia su Radio Radicale del 13/02/2012
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